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Giuseppe Ungaretti







Nel passato l’uomo di cultura operava all’interno della società aristocratica: trovava la protezione di un potente Mecenate che lodava nelle sue opere.
Nel Novecento il letterato non cerca più i privilegi concessi dai potenti. Per vivere trova spesso lavoro come docente o giornalista.
Con questo suo lavoro l’uomo di lettere è privato dei privilegi passati ma è indipendente e scrive le sue opere con più libertà.
Anche Ungaretti nella sua lunga e travagliata vita insegnò letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, e l'Università "La Sapienza" di Roma.

Giuseppe Ungaretti è nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888
I genitori erano di Lucca, il padre che lavorava per lo scavo del canale di Suez muore in giovane età. Ungaretti visse la sua infanzia ad Alessandria, poi si trasferì a Parigi dove studiò all'università della Sorbona.
Tornato in Italia nel 1815 partecipò alla 1^ guerra mondiale. Al fronte scoprì l'assurdità della guerra. Finita la guerra lavorò per vari giornali come corrispondente dalla Francia e dall'Egitto. Nel 1936 si trasferisce in Brasile dove insegnò letteratura italiana all'università di San Paolo del Brasile. In questo periodo muore il figlio Antonietto.
Nel 1942 ritorna in Italia dove insegnò all'università di Roma.
Nel secondo dopoguerra grazie alle sue poesie divenne molto famoso in tutto il mondo.
Morì a Milano nel 1970 di ritorno da un viaggio in USA.

Quella di Ungaretti è stata definita poesia pura, perché lui pensa che una semplice parola può far riflettere, i suoi pensieri sono universali cioè tutti li possono comprendere.
Con poche parole esprime avvenimenti e stati d’animo, per questo è considerato il precursore della poesia ermetica.
La guerra fa nascere in lui sentimenti di amore fraterno e nelle sue opere fa molti riferimenti alla sua vita e domina sempre l’immagine della morte e del dolore.
Le prime raccolte di poesie di Ungaretti nascono dopo la sofferenza della prima guerra mondiale, il linguaggio è scarso ed essenziale, i versi sono molto brevi e a volte di una sola parola, e senza punteggiatura.
Nel 1969 le sue poesie sono state raccolte in “Vita d’un uomo” ricordiamo:
San Martino del Carso, Soldati, Fratelli, Veglia, Mattina.

San Martino del Carso

    Di queste case
    Non è rimasto
    Che qualche
    Brandello di muro

    Di tanti
    Che mi corrispondevano
    Non è rimasto
    Neppure tanto

    Ma nel cuore
    Nessuna croce manca
    E’ il mio cuore
    Il paese più straziato


San Martino del Carso fa parte della raccolta l’Allegria. La poesia, una delle più famose dell’intera raccolta, ci presenta immagini di guerra: le case ridotte a brandelli, soldati uccisi dei quali non è rimasto nulla.
Il paesaggio è umanizzato ed appare massacrato così come sono stati massacrati i soldati.
L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, viene interiorizzata ed è per il poeta l’equivalente del suo cuore, distrutto dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nel suo animo.
La lirica è di un’estrema essenzialità. Eliminando ogni descrizione e ogni effusione sentimentale Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese.


Soldati

    Si sta come
    D’autunno
    Sugli alberi
    Le foglie


Anche se la poesia è breve, Ungaretti riesce ad esprimere con estrema efficacia la condizione del soldato che da un momento all’altro può essere stroncata dalla guerra così come una foglia in autunno in procinto di staccarsi dal ramo: basta un colpo di vento per far morire la foglia, così come basta un colpo di fucile a far cadere il soldato.
La fragilità insita sempre nella condizione umana è accentuata dalla contingenza bellica, che rende ancor più precaria l’esistenza dell’uomo.
Questa poesia fa della raccolta Allegria.


Fratelli

    Di che reggimento siete
    fratelli?
    Parola tremante
    nella notte
    Foglia appena nata
    Nell'aria spasimante
    involontaria rivolta
    dell'uomo presente alla
    sua fragilità
    Fratelli

La poesia Fratelli in origine si intitolava Soldati (sia nella raccolta Porto sepolto del 1916, sia in Allegria del 1919), nel corso degli anni fu rimaneggiata più volte fino alla stesura definitiva nell’edizione del 1942 dell’Allegria.
Verte su uno dei temi fondamentali del primo Ungaretti: la "fraternità degli uomini nella sofferenza", nel caso specifico è la fraterna solidarietà che lega i soldati nella condizione di fragilità imposta dalla guerra. Gli uomini legati dal comune destino di morte si uniscono nel comune sentimento di precarietà non solo legato alla situazione contingente ma riferito anche alla condizione umana nel suo complesso. La solidarietà rappresenta l’istintiva reazione (involontaria rivolta) alla constatazione della precarietà umana.


Veglia

    Un'intera nottata
    buttato vicino
    a un compagno
    massacrato
    con la sua bocca
    digrignata
    volta al plenilunio
    con la congestione
    delle sue mani
    nel mio silenzio
    ho scritto
    lettere piene d'amore
    Non sono mai stato
    tanto
    attaccato alla vita


Con questa lirica Ungaretti parla di una sua allucinante esperienza di guerra. I versi descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite dalla morte. La reazione del poeta è un istinto vitale irrefrenabile ed una ribellione disperata al destino di morte ed egli, pur avendo di fianco il compagno massacrato, durante la lunga notte in trincea, scrive lettere piene d’amore e dichiara un prorompente sentimento di attaccamento alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un diritto fondamentale di tutti gli uomini.
La contrapposizione vita/morte costituisce il fulcro della lirica e sullo sfondo permane la denuncia dell’assurdità delle guerre, di ogni guerra.


Mattina

    M'illumino
    d'immenso

Famosissima poesia di Ungaretti, esemplare per brevità due soli versi. E' forse la lirica più breve ma anche tra le più famose del Novecento. Fu pubblicata nella raccolta l’Allegria. Inizialmente venne pubblicata con il titolo: Cielo e mare. Il cambiamento del titolo in un momento della giornata, e non più in elementi concreti del paesaggio, ha contribuito ad accentuare l’astrattezza della poesia.
La riduzione all’osso del testo non è un segno di incompletezza o di scarsa elaborazione ma al contrario, cogliendo l’essenza dell’avvenimento, di pienezza.











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principi fondamentali articoli 1 e 4.
  
Lavorò come professore d’Italiano in Brasile.

Il lavoro alla FIAT dei calciatori del Torino durante la II guerra mondiale

Presentarsi per cercare lavoro.

Nel lavoro si devono risolvere problemi anche usando equazioni.

Il volano è un serbatoio di energia cinetica.

L’energia è la capacità di compiere lavoro.